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Covid, Parasporo: “Ai docenti mascherine e gel non certificati, classi stravolte e scuole con orari di lavoro diversi”.

Palermo. “Disorganizzazione e caos, questo registriamo a pochi giorni dalla riapertura delle scuole siciliane al tempo del Covid. Per quanto riguarda le misure di sicurezza sono numerosi i lavoratori che segnalano la fornitura di mascherine e gel non certificati e privi di garanzia. E non mancano scuole che adottano orari di lavoro in completo contrasto con quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro o che “inventano” la didattica a distanza solo per singoli alunni. Ci sono classi stravolte per formare quelle cosiddette “covid”, anche con alunni di sezioni diverse”. La denuncia arriva da Claudio Parasporo, segretario generale della Uil Scuola, che aggiunge: “Chiediamo al ministero dell’Istruzione e all’Ufficio scolastico regionale che si mettano subito in campo tutti gli strumenti necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori e il diritto allo studio di tutti gli allievi”.

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Covid, Tango: “Al Cervello è già emergenza, serve monitoraggio costante e assumere tutto personale precario”.

Palermo. “Chiediamo subito la stabilizzazione del personale sanitario precario che, dallo scorso febbraio, è stato impegnato in prima fila nella al Covid e che continua ancora oggi a prestare servizi fondamentali per la cittadinanza”. Così Enzo Tango, segretario generale della Uil Fpl, che aggiunge: “La fase emergenziale non è mai finita e questi lavoratori devono essere premiati per lo sforzo reso e per i servizi che dovranno garantire per chissà quanto tempo ancora. La situazione oggi a Palermo è critica e va monitorata minuto per minuto. L’ospedale Cervello, presidio adibito al Covid, è già in emergenza e gli operatori sotto continuo stress psicofisico. E’ necessario che il progetto emergenziale sulla città parta presto e bene, sapendo già che all’Arnas Civico, così come all’Ismett, sono stati predisposti reparti per la pandemia”.

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Covid, in Sicilia lavoratori e imprese rischiano quattro volte di più

In Sicilia il 47% delle famiglie vive unicamente di lavoro a tempo determinato. Gli occupati sono poco più di un milione 300 mila. E per effetto di una pandemia che ha determinato l’aggravamento della precarietà sociale, con pesanti ricadute su famiglie e imprese, a rischio sono 150 mila posti. Sullo sfondo di un’economia che da trent’anni lascia l’Isola ultima in Italia per reddito pro-capite. E vede il Sud ipotecato da ritardi strutturali appesantiti ora dalla più grande crisi dal secondo dopoguerra.

La denuncia è dei sindacati confederali che stamani hanno tenuto a Palermo la prima manifestazione regionale all’aperto dell’epoca Covid, nell’ambito della Giornata di mobilitazione nazionale intitolata Ripartire dal Lavoro. In Sicilia il raduno s’è svolto nel Foro Italico di Palermo. In un’area delimitata. E nel rispetto delle norme su distanziamento e sicurezza. Dal palco si sono alternati i segretari di Cgil Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone. E nove delegati in rappresentanza dei diversi settori dell’economia, i quali hanno puntato i riflettori sulle principali vertenze in corso: dalla scuola alla sanità al commercio alle questioni dell’edilizia e dell’agricoltura, ai temi che riguardano i pensionati, i giovani e la pubblica amministrazione. Ha moderato Salvo Toscano, direttore di Livesicilia.it. Gigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, ha tirato le fila di interventi e manifestazione. Cgil Cisl e Uil, dal palco che affiancava il mare azzurro di Palermo, a Palazzo d’Orleans hanno chiesto un tavolo permanente che abbia all’ordine del giorno i temi dello sviluppo. E dei ritardi di sviluppo. “Perché le imprese e i lavoratori siciliani – hanno reso noto – rischiano quattro volte di più che nel resto d’Italia”. La Sicilia ha bisogno di modernizzazione e sburocratizzazione, hanno detto. E ha bisogno che governo e parti sociali, assieme, definiscano obiettivi, tempi, risorse e priorità degli investimenti cui dare corso nei prossimi mesi. In pratica, serve un piano di ricostruzione a breve e medio-lungo termine, che abbia al centro, sul doppio fronte regionale e nazionale, “infrastrutture, lavoro, salute e medicina del territorio, welfare, ambiente, agroalimentare, pubblica amministrazione, edilizia, industria, turismo e beni culturali”. “Servono investimenti per lo sviluppo”, ha detto Mannino. “Noi rivendichiamo l’applicazione della clausola del 34% non rispettata fino all’ultima Finanziaria. Ma occorrerà puntare su una gestione unitaria e organica delle risorse col coinvolgimento dei territori, per evitarne la frammentazione. E va realizzato un modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità ambientale. Inoltre, occorrerà vigilare per evitare le infiltrazioni mafiose”.

Quanto al governo regionale, “esca da questa fase di stallo ed eviti sterili contrapposizioni col governo nazionale, partecipando a un confronto costruttivo, nell’interesse della Sicilia e dei siciliani”.

Per Cappuccio “è urgente un’accelerazione che dia rapidamente corpo alle Zone economiche speciali, sostenendo anche l’economia turistico-culturale e il sistema dei servizi”. E si può anche pensare a “Zes specializzate per i distretti turistico-culturali”. Inoltre servono, più attenzione ai temi della coesione sociale, della non-autosufficienza, della povertà. E grazie anche alla nuova sensibilità consolidatasi in Europa, una “fiscalità compensativa capace di attrarre dall’esterno, nell’Isola, nuovi investimenti”. Ma c’è anche bisogno di un piano che colleghi percorsi formativi e mondo del lavoro. “Va fermata l’emorragia di giovani, ben 25 mila, che ogni anno fanno la valigia, mettono sottobraccio i loro libri. E vanno via”.

Barone ha rimarcato che “in Sicilia manca una politica industriale”. Difesa dei posti di lavoro produttivi e tutela dell’ambiente non vanno contrapposti. Anzi, “bisogna creare le condizioni perché partano i grandi investimenti per la transizione all’economia green, grazie alle risorse Ue. La macchina regionale non può essere il freno di tutto, bisogna ripensare alle procedure, riorganizzare gli assessorati, valorizzare le professionalità del personale. Lo smart working non è, come sostiene il presidente Musumeci, il paradiso dei fancazzisti. Nel privato ha funzionato, per la pubblica amministrazione può essere un’occasione da non perdere per recuperare efficienza e produttività. E non dimentichiamo che in smart diventa più facile portare lavoro al Sud”.

Insomma, per Cgil Cisl e Uil siciliane il rischio da evitare è “un’uscita dal tunnel della crisi senza ricadute occupazionali. Sarebbe una ripresa zoppa”. Ed è per neutralizzare il pericolo di una ripartenza farlocca, che al governo Conte i sindacati chiedono di ripartire dal lavoro. Al premier sollecitano una convocazione sul Recovery fund, perché “sono necessari, un quadro coerente di interventi strutturali che superi i ritardi. E a monte, una strategia condivisa con le parti sociali”. Rivendicano misure che restituiscano nuova centralità alle politiche occupazionali attive; alla riforma fiscale; al rinnovo dei contratti; al diritto all’istruzione e a una sanità pubblica “potenziata, mai più cenerentola”. E propongono una riforma della previdenza che riprenda il tema della flessibilità e tuteli le pensioni in corso e quelle future dei giovani. Ancora, sollecitano la digitalizzazione dell’economia. E politiche per la non autosufficienza e l’inclusione sociale. Chiudendo la giornata di mobilitazione, Sbarra ha sostenuto che “vanno intercettate tutte le ingenti risorse Ue che si aggiungono alle risorse nazionali”: quasi 300 miliardi tra Recovery fund, Mes sanitario e fondo Sure per il lavoro. L’occasione è irripetibile, ha detto. Ma per non sprecarla vanno sbloccati gli investimenti. A partire da infrastrutture, digitalizzazione e transizione verde. Il Recovery Plan, ha quindi sottolineato, deve riconoscere “reale centralità alla questione meridionale come grande questione nazionale ed europea”. Ma il sindacato, ha continuato, chiede anche “la proroga del blocco dei licenziamenti e la copertura degli ammortizzatori, e di innovare e semplificare la cassa integrazione rendendola accessibile a tutti”. In cima all’Agenda Sviluppo in ogni caso, ha insistito, deve esserci la questione-giovani, i più colpiti dalla disoccupazione e dalla marginalità. Per questo, “servono sgravi coraggiosi sul lavoro stabile, un nuovo apprendistato, un sistema di politiche attive che non lasci indietro nessuno, senza reddito e senza formazione”.

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Sanità privata, Barone e Tango: “L’accordo c’è, Regione pronta a pagare”.

Palermo. “Non si capisce perché, data la disponibilità economica delle Regioni, l’Aiop continui a non firmare il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ormai 14 anni. Ieri la Regione, con una firma, ha dato la propria disponibilità a caricarsi parte dei costi del rinnovo. Per l’Aiop cade quindi anche l’ultimo alibi. Basta con questo atteggiamento, il contratto nazionale deve essere firmato”. Così Claudio Barone ed Enzo Tango, segretari della Uil Sicilia e della Uil Fpl Sicilia, che aggiungono: “Abbiamo proclamato lo sciopero per mercoledì prossimo e non sono escluse altre azioni di protesta. Dobbiamo tutelare questi lavoratori già provati dall’emergenza Coronavirus, chiamati eroi per poi essere privati dei loro diritti, tanto più che, come confermato mercoledì da Razza, interverranno aiuti dallo Stato”.

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Coronavirus, l’allarme di Cgil Cisl e Uil: “La Sicilia non può permettersi un nuovo lockdown“.

“La Sicilia non può permettersi un altro lockdown. Vanno attuate subito tutte le misure di sicurezza, di vigilanza e di controllo per evitare che il Coronavirus si propaghi a macchia d’olio nell’isola”. A lanciare il grido di allarme sono Cgil, Cisl e Uil regionali che esprimono forte preoccupazione per la crescita del tasso di contagiosità, superiore a 1. “Le ultime rilevazioni – affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone – indicano che l’isola è al secondo posto dopo il Veneto, fra le 8 regioni con un Rt da allerta. E anche le dichiarazioni dell’esperto Cristoforo Pomara, già componente del Comitato tecnico scientifico regionale confermano la necessità di non abbassare la guardia, perché la situazione è fortemente critica”. Cgil, Cisl e Uil chiedono agli Enti locali di vigilare sul pieno rispetto delle misure di sicurezza, da quelle sul distanziamento sociale all’uso della mascherina. “Osserviamo purtroppo – affermano Mannino, Cappuccio e Barone – un’evidente noncuranza da parte dei cittadini e degli esercenti, per cui riteniamo indispensabile che si attuino controlli capillari e che siano sanzionate le inosservanze alle norme”. I sindacati confederali ricordano i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro sottoscritti nel pieno dell’emergenza da Covid19, con il governo regionale e le parti sociali e datoriali, “grazie ai quali – aggiungono – è stata tracciata una precisa strada da seguire, per tutelare i lavoratori e garantire un efficace funzionamento della macchina produttiva regionale”. “È indispensabile ritrovare uno spirito di collaborazione come quello emerso durante il lockdown – chiosano Mannino, Cappuccio e Barone – perché solo così si può affrontare il futuro prossimo, che oggi in Sicilia come in tutta Italia e nel mondo, rappresenta un’incognita. Non è tempo di scaricabarile né di scontri pregiudiziali. Al governo regionale ribadiamo la nostra piena disponibilità al confronto, purché non sia una sorta di happening con invitati di ogni tipo. Noi rappresentiamo centinaia di migliaia di lavoratori e pretendiamo che sia riconosciuta la dignità e il peso di ognuno di loro”. All’esecutivo nazionale, Cgil, Cisl e Uil siciliane, rimarcano come “questa terra non sia un avamposto dell’impero”. “Senza il Sud e senza la Sicilia – dicono a chiare note Mannino, Cappuccio e Barone – si ferma il Paese. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo in termini economici e sociali con il lockdown, mostrando il suo volto migliore di solidarietà e di accoglienza con le regioni più colpite dal Coronavirus. Si deve utilizzare un principio di equità e di giustizia nella ripartizione delle risorse statali e comunitarie e vanno applicate tutte le misure necessarie e doverose per gestire un’emergenza imponente come quella dei migranti. Non sono né saranno mai ammessi cittadini italiani di serie A e di serie B”.