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Autonomia differenziata, raccolte 152mila firme

Sono 152 mila le firme raccolte in Sicilia per chiedere il referendum per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata. Più di 50 mila persone hanno sottoscritto on line il quesito referendario, 100 mila su carta. Ne dà notizia il comitato promotore regionale composto da Cgil, Uil, Verdi, Acli, Wwf, Demos, Anpi, Pd, Psi, Legambiente, Italia Viva, + Europa, Movimento 5 stelle, Sinistra Italiana, Arci, Libera, Ali Autonomie Locali, Legacoop, Uisp, Rifondazione comunista, Comunità Sant’Egidio, Sud chiama Nord, associazione Sinistra futura Sicilia, Udu, Federconsumatori, Auser, Sunia, associazione De Gasperi, Tavolo No AD. Lunedì gli scatoloni contenenti le schede partiranno per Roma, per essere consegnate al comitato promotore nazionale che a sua volta, le consegnerà il 27 settembre, assieme a quelle raccolte in tutto il Paese, alla Corte di Cassazione”. Il comitato promotore regionale, in una nota, esprime “grande soddisfazione” per quello che viene ritenuto “ un risultato eccezionale”. “Per ottenerlo – dice la nota – tutti i soggetti coinvolti hanno espresso il massimo dell’impegno, anche nei momenti più difficili, come in estate: sindacati, associazioni, partiti, il mondo religioso. C’è stato un lungo lavoro- aggiunge il comitato- che ha impegnato centinaia di volontari e la risposta dei siciliani non si è fatta attendere”. “Questo risultato – si legge – dimostra che in Sicilia è chiara ormai e diffusa la consapevolezza dei danni che produrrà l’autonomia differenziata al Mezzogiorno e alla Sicilia, precludendone le possibilità di sviluppo, ma anche all’intero Paese. Adesso – conclude il comitato – la battaglia continua: quella per il raggiungimento del quorum e la vittoria del Sì. Siamo certi che i siciliani, che hanno già espresso chiaramente la loro posizione, non si tireranno indietro neanche questa volta. Nelle prossime settimane verranno stabiliti i nuovi percorsi della campagna referendaria per allargare ulteriormente la partecipazione.

In una nota dei segretari generali Alfio Mannino e Luisella Lionti, la Cgil e la Uil siciliane sottolineano “il grande contributo dato dal mondo del lavoro nella fase della raccolta delle firme per il referendum per l’abrogazione della legge sull’autonomia differenziata”. “In tutti i luoghi di lavoro, nelle piazze, in ogni ambito di attività – affermano Mannino e Lionti – l’attenzione è stata grande alla campagna che abbiano portato avanti insieme a tutto il comitato promotore, segnando la crescita della consapevolezza dei danni che l’autonomia differenziata produrrà per i siciliani. CI saranno meno diritti, a partire da quelli all’istruzione e alla salute, lo sviluppo sarà pregiudicato – affermano – la Sicilia rischia di arretrare pericolosamente”. Mannino e Lionti precisano che “questa grande mobilitazione che si è innescata e che si concluderà solo dopo la vittoria del Sì al referendum è anche un segnale preciso al governo regionale, il cui posizionamento sul tema è incomprensibile e si spiega solo con i giochi di potere e delle alleanze politiche che sembrano essere l’unica occupazione di questo esecutivo”. Dalla Cgil e dalla Uil un appello a “uno scatto d’orgoglio della classe dirigente siciliana per allargare ulteriormente il fronte del no a questa legge e del Sì alla sua cancellazione. La campagna adesso prosegue”.

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Politiche giovanili, Cgil e Uil Sicilia: “Flop Garanzia Giovani2. Serve coinvolgere i giovani”.

La Sicilia è la seconda regione per emigrazione giovanile con una percentuale di neet che sfiora il 45% e forti difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro. In termini di disoccupazione tocca il 31,2% contro la media nazionale del 16,7% e quella europea dell’11,2 per cento. Dati alla mano, Cgil e Uil Sicilia hanno partecipato all’incontro con il governo regionale – atteso da ben cinque anni ma in assenza dell’assessora Albano – “sull’avvio di un percorso consultivo e propositivo di partecipazione giovanile, come previsto non solo dalle norme di indirizzi europeo ma dalla legge regionale del 2019”.

“Garanzia Giovani 2 è stato un flop, adesso l’obiettivo – affermano i segretari regionali Gabriella Messina e Giuseppe Raimondi – è il pieno coinvolgimento di tutti i portatori di interesse sulle politiche da mettere in campo per i giovani. Non vorremmo, infatti, fosse l’ennesima occasione mancata, è necessario intervenire e subito”. Raimondi spiega: “Ogni anno circa 50mila giovani vanno via dalla Sicilia non solo perché non trovano lavoro ma perché, quando lo trovano, è spesso sottopagato e senza nessuna alcuna prospettiva di avanzamento di carriera. Il contratto di apprendistato, quello più utilizzato sino a qualche anno fa dalle aziende, è stato sostituito dal tirocinio che, come è noto, è una politica attiva al termine della quale non segue un’assunzione stabile”. Anche le politiche europee sui neet non hanno avuto successo. “Ad esempio – continua il sindacalista – in Garanzia Giovani 2 solo 5mila giovani hanno beneficiato delle nuove misure a fronte delle 160mila adesioni registrate per Garanzia 1. Stessa sorte è toccata al Target 1 del Par Gol Sicilia, finanziato con le risorse del Pnrr. Auspichiamo per il futuro un’attività di governo che coordini le azioni messe in campo dai vari rami dell’amministrazione regionale riguardo alle politiche giovanili”.

La segretaria regionale Cgil Gabriella Messina aggiunge: “E’ necessario che le politiche giovanili siano declinate trasversalmente e ciò richiede un coinvolgimento complessivo delle ragazze e dei ragazzi, includendo tutto l’ampio mondo delle associazioni giovanili. Il governo regionale deve cambiare metodo rispetto a quello usato col programma triennale per le politiche giovanili 2024-2026, adottato in assenza di una consultazione preventiva e scollegato da una analisi del contesto regionale attuale. La norma prevede infatti il coinvolgimento di tutti i stakeholder, affinché le esigenze concrete dei giovani possano essere rappresentate. Occorre dunque un’analisi della situazione regionale e di tutto ciò che riguarda la vita dei giovani e le problematiche che li riguardano: dalla garanzia del diritto allo studio, alle basse retribuzioni, dalle criticità attuali a quelle future, per arrivare alle opportunità che si possono porre. Chiediamo al governo Schifani di tenere conto di tutto ciò. Garantendo a quei giovani che oggi rischiano di pagare il prezzo più alto dell’autonomia differenziata, che le loro legittime aspettative di un futuro migliore nella propria terra non vengano tradite”.