Nel 2023 sono state 1.631 le dimissioni di lavoratrici madri (fonte Rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro). Se si va alle nuove assunzioni, solo il 15,5% delle donne ha ottenuto nel 2024 un contratto a tempo indeterminato, mentre la maggior parte contratti stagionali o comunque precari. Due dati che confermano le difficoltà delle donne siciliane nel mercato del lavoro, tra mancanza di opportunità e difficoltà legate a una inadeguata infrastrutturazione sociale. Ecco perché, alla vigilia della giornata internazionale delle donne, Cgil , Cisl e Uil con Gabriella Messina ed Elvira Morana ( Cgil Sicilia), Vera Carasi ( Cisl Sicilia) Luisella Lionti e Vilma Maria Costa ( Uil Sicilia) hanno scritto al Presidente della regione e alle assessore regionali Albano, Amata, Faraoni e Savarino, per segnalare le criticità odierne e chiedere attenzione alle tematiche e alle politiche di genere. “Ci auguriamo che questo 8 marzo possa segnare una svolta per le donne siciliane- scrivono- registrando un cambio di passo da parte del governo regionale con l’apertura di un confronto di merito”.
Le rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil regionali, segnalano la necessità di un “monitoraggio e una verifica dei risultati raggiunti col Pnrr al riguardo degli obiettivi trasversali di genere, generazionali e territoriali previsti”. Lamentano la mancanza di notizie circa l’attività della consigliera di parità. L’alto numero di dimissioni di lavoratrici madri, inoltre, per le sindacaliste, segnala la necessità di una verifica di “quanto disponibile in Sicilia in tema di servizi educativi a sostegno di autosufficienza e disabilità”.
Cgil, Cisl e Uil sollecitano anche la verifica dei percorsi formativi individuati dal Pnrr e rispetto alla medicina territoriale, di genere e consultori e ai consultori. ”Oggi come mai – sostengono- si rende necessaria la lettura dei bisogni delle donne e che questi siano al centro delle politiche pubbliche, a partire da un bilancio di genere che ancora manca nella nostra regione”.