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Bonus Sicilia, Barone: “Click day? Catastrofico“.

Palermo. “Errare è umano ma perseverare è diabolico. La Regione siciliana si ostina con questi catastrofici click days. Finanziare senza nessun criterio di merito, solo sulla base della velocità, è sbagliato oltre che una pia illusione. Lo diciamo da troppo tempo, devono essere adeguate sul serio le infrastrutture e le procedure informatiche reperendo e valorizzando le professionalità necessarie”. Lo afferma Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, che aggiunge: “Va modificato il profilo istituzionale con l’internalizzazione del servizio e serve una riorganizzazione delle competenze tra i vari assessorati. Dato che i soldi ci sono bisogna spenderli ma per raggiungere degli obiettivi precisi. Nel rigoroso rispetto della legalità, il governo regionale deve assumersi la responsabilità di valutare e scegliere i progetti che diano lavoro e che rafforzino il nostro fragile tessuto economico senza abdicare per ipotetici automatismi che di automatico fanno solo pasticci. Nel frattempo – conclude il leader della Uil Sicilia – migliaia di posti traballano e si perde l’occasione di creare buona occupazione salvo poi condannare l’assistenzialismo”.

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Covid, Parasporo: “Ai docenti mascherine e gel non certificati, classi stravolte e scuole con orari di lavoro diversi”.

Palermo. “Disorganizzazione e caos, questo registriamo a pochi giorni dalla riapertura delle scuole siciliane al tempo del Covid. Per quanto riguarda le misure di sicurezza sono numerosi i lavoratori che segnalano la fornitura di mascherine e gel non certificati e privi di garanzia. E non mancano scuole che adottano orari di lavoro in completo contrasto con quanto previsto dal contratto nazionale di lavoro o che “inventano” la didattica a distanza solo per singoli alunni. Ci sono classi stravolte per formare quelle cosiddette “covid”, anche con alunni di sezioni diverse”. La denuncia arriva da Claudio Parasporo, segretario generale della Uil Scuola, che aggiunge: “Chiediamo al ministero dell’Istruzione e all’Ufficio scolastico regionale che si mettano subito in campo tutti gli strumenti necessari per garantire la sicurezza dei lavoratori e il diritto allo studio di tutti gli allievi”.

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Covid, Tango: “Al Cervello è già emergenza, serve monitoraggio costante e assumere tutto personale precario”.

Palermo. “Chiediamo subito la stabilizzazione del personale sanitario precario che, dallo scorso febbraio, è stato impegnato in prima fila nella al Covid e che continua ancora oggi a prestare servizi fondamentali per la cittadinanza”. Così Enzo Tango, segretario generale della Uil Fpl, che aggiunge: “La fase emergenziale non è mai finita e questi lavoratori devono essere premiati per lo sforzo reso e per i servizi che dovranno garantire per chissà quanto tempo ancora. La situazione oggi a Palermo è critica e va monitorata minuto per minuto. L’ospedale Cervello, presidio adibito al Covid, è già in emergenza e gli operatori sotto continuo stress psicofisico. E’ necessario che il progetto emergenziale sulla città parta presto e bene, sapendo già che all’Arnas Civico, così come all’Ismett, sono stati predisposti reparti per la pandemia”.

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Covid, in Sicilia lavoratori e imprese rischiano quattro volte di più

In Sicilia il 47% delle famiglie vive unicamente di lavoro a tempo determinato. Gli occupati sono poco più di un milione 300 mila. E per effetto di una pandemia che ha determinato l’aggravamento della precarietà sociale, con pesanti ricadute su famiglie e imprese, a rischio sono 150 mila posti. Sullo sfondo di un’economia che da trent’anni lascia l’Isola ultima in Italia per reddito pro-capite. E vede il Sud ipotecato da ritardi strutturali appesantiti ora dalla più grande crisi dal secondo dopoguerra.

La denuncia è dei sindacati confederali che stamani hanno tenuto a Palermo la prima manifestazione regionale all’aperto dell’epoca Covid, nell’ambito della Giornata di mobilitazione nazionale intitolata Ripartire dal Lavoro. In Sicilia il raduno s’è svolto nel Foro Italico di Palermo. In un’area delimitata. E nel rispetto delle norme su distanziamento e sicurezza. Dal palco si sono alternati i segretari di Cgil Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone. E nove delegati in rappresentanza dei diversi settori dell’economia, i quali hanno puntato i riflettori sulle principali vertenze in corso: dalla scuola alla sanità al commercio alle questioni dell’edilizia e dell’agricoltura, ai temi che riguardano i pensionati, i giovani e la pubblica amministrazione. Ha moderato Salvo Toscano, direttore di Livesicilia.it. Gigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, ha tirato le fila di interventi e manifestazione. Cgil Cisl e Uil, dal palco che affiancava il mare azzurro di Palermo, a Palazzo d’Orleans hanno chiesto un tavolo permanente che abbia all’ordine del giorno i temi dello sviluppo. E dei ritardi di sviluppo. “Perché le imprese e i lavoratori siciliani – hanno reso noto – rischiano quattro volte di più che nel resto d’Italia”. La Sicilia ha bisogno di modernizzazione e sburocratizzazione, hanno detto. E ha bisogno che governo e parti sociali, assieme, definiscano obiettivi, tempi, risorse e priorità degli investimenti cui dare corso nei prossimi mesi. In pratica, serve un piano di ricostruzione a breve e medio-lungo termine, che abbia al centro, sul doppio fronte regionale e nazionale, “infrastrutture, lavoro, salute e medicina del territorio, welfare, ambiente, agroalimentare, pubblica amministrazione, edilizia, industria, turismo e beni culturali”. “Servono investimenti per lo sviluppo”, ha detto Mannino. “Noi rivendichiamo l’applicazione della clausola del 34% non rispettata fino all’ultima Finanziaria. Ma occorrerà puntare su una gestione unitaria e organica delle risorse col coinvolgimento dei territori, per evitarne la frammentazione. E va realizzato un modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità ambientale. Inoltre, occorrerà vigilare per evitare le infiltrazioni mafiose”.

Quanto al governo regionale, “esca da questa fase di stallo ed eviti sterili contrapposizioni col governo nazionale, partecipando a un confronto costruttivo, nell’interesse della Sicilia e dei siciliani”.

Per Cappuccio “è urgente un’accelerazione che dia rapidamente corpo alle Zone economiche speciali, sostenendo anche l’economia turistico-culturale e il sistema dei servizi”. E si può anche pensare a “Zes specializzate per i distretti turistico-culturali”. Inoltre servono, più attenzione ai temi della coesione sociale, della non-autosufficienza, della povertà. E grazie anche alla nuova sensibilità consolidatasi in Europa, una “fiscalità compensativa capace di attrarre dall’esterno, nell’Isola, nuovi investimenti”. Ma c’è anche bisogno di un piano che colleghi percorsi formativi e mondo del lavoro. “Va fermata l’emorragia di giovani, ben 25 mila, che ogni anno fanno la valigia, mettono sottobraccio i loro libri. E vanno via”.

Barone ha rimarcato che “in Sicilia manca una politica industriale”. Difesa dei posti di lavoro produttivi e tutela dell’ambiente non vanno contrapposti. Anzi, “bisogna creare le condizioni perché partano i grandi investimenti per la transizione all’economia green, grazie alle risorse Ue. La macchina regionale non può essere il freno di tutto, bisogna ripensare alle procedure, riorganizzare gli assessorati, valorizzare le professionalità del personale. Lo smart working non è, come sostiene il presidente Musumeci, il paradiso dei fancazzisti. Nel privato ha funzionato, per la pubblica amministrazione può essere un’occasione da non perdere per recuperare efficienza e produttività. E non dimentichiamo che in smart diventa più facile portare lavoro al Sud”.

Insomma, per Cgil Cisl e Uil siciliane il rischio da evitare è “un’uscita dal tunnel della crisi senza ricadute occupazionali. Sarebbe una ripresa zoppa”. Ed è per neutralizzare il pericolo di una ripartenza farlocca, che al governo Conte i sindacati chiedono di ripartire dal lavoro. Al premier sollecitano una convocazione sul Recovery fund, perché “sono necessari, un quadro coerente di interventi strutturali che superi i ritardi. E a monte, una strategia condivisa con le parti sociali”. Rivendicano misure che restituiscano nuova centralità alle politiche occupazionali attive; alla riforma fiscale; al rinnovo dei contratti; al diritto all’istruzione e a una sanità pubblica “potenziata, mai più cenerentola”. E propongono una riforma della previdenza che riprenda il tema della flessibilità e tuteli le pensioni in corso e quelle future dei giovani. Ancora, sollecitano la digitalizzazione dell’economia. E politiche per la non autosufficienza e l’inclusione sociale. Chiudendo la giornata di mobilitazione, Sbarra ha sostenuto che “vanno intercettate tutte le ingenti risorse Ue che si aggiungono alle risorse nazionali”: quasi 300 miliardi tra Recovery fund, Mes sanitario e fondo Sure per il lavoro. L’occasione è irripetibile, ha detto. Ma per non sprecarla vanno sbloccati gli investimenti. A partire da infrastrutture, digitalizzazione e transizione verde. Il Recovery Plan, ha quindi sottolineato, deve riconoscere “reale centralità alla questione meridionale come grande questione nazionale ed europea”. Ma il sindacato, ha continuato, chiede anche “la proroga del blocco dei licenziamenti e la copertura degli ammortizzatori, e di innovare e semplificare la cassa integrazione rendendola accessibile a tutti”. In cima all’Agenda Sviluppo in ogni caso, ha insistito, deve esserci la questione-giovani, i più colpiti dalla disoccupazione e dalla marginalità. Per questo, “servono sgravi coraggiosi sul lavoro stabile, un nuovo apprendistato, un sistema di politiche attive che non lasci indietro nessuno, senza reddito e senza formazione”.

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Sanità privata, Barone e Tango: “L’accordo c’è, Regione pronta a pagare”.

Palermo. “Non si capisce perché, data la disponibilità economica delle Regioni, l’Aiop continui a non firmare il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ormai 14 anni. Ieri la Regione, con una firma, ha dato la propria disponibilità a caricarsi parte dei costi del rinnovo. Per l’Aiop cade quindi anche l’ultimo alibi. Basta con questo atteggiamento, il contratto nazionale deve essere firmato”. Così Claudio Barone ed Enzo Tango, segretari della Uil Sicilia e della Uil Fpl Sicilia, che aggiungono: “Abbiamo proclamato lo sciopero per mercoledì prossimo e non sono escluse altre azioni di protesta. Dobbiamo tutelare questi lavoratori già provati dall’emergenza Coronavirus, chiamati eroi per poi essere privati dei loro diritti, tanto più che, come confermato mercoledì da Razza, interverranno aiuti dallo Stato”.

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Coronavirus, l’allarme di Cgil Cisl e Uil: “La Sicilia non può permettersi un nuovo lockdown“.

“La Sicilia non può permettersi un altro lockdown. Vanno attuate subito tutte le misure di sicurezza, di vigilanza e di controllo per evitare che il Coronavirus si propaghi a macchia d’olio nell’isola”. A lanciare il grido di allarme sono Cgil, Cisl e Uil regionali che esprimono forte preoccupazione per la crescita del tasso di contagiosità, superiore a 1. “Le ultime rilevazioni – affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone – indicano che l’isola è al secondo posto dopo il Veneto, fra le 8 regioni con un Rt da allerta. E anche le dichiarazioni dell’esperto Cristoforo Pomara, già componente del Comitato tecnico scientifico regionale confermano la necessità di non abbassare la guardia, perché la situazione è fortemente critica”. Cgil, Cisl e Uil chiedono agli Enti locali di vigilare sul pieno rispetto delle misure di sicurezza, da quelle sul distanziamento sociale all’uso della mascherina. “Osserviamo purtroppo – affermano Mannino, Cappuccio e Barone – un’evidente noncuranza da parte dei cittadini e degli esercenti, per cui riteniamo indispensabile che si attuino controlli capillari e che siano sanzionate le inosservanze alle norme”. I sindacati confederali ricordano i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro sottoscritti nel pieno dell’emergenza da Covid19, con il governo regionale e le parti sociali e datoriali, “grazie ai quali – aggiungono – è stata tracciata una precisa strada da seguire, per tutelare i lavoratori e garantire un efficace funzionamento della macchina produttiva regionale”. “È indispensabile ritrovare uno spirito di collaborazione come quello emerso durante il lockdown – chiosano Mannino, Cappuccio e Barone – perché solo così si può affrontare il futuro prossimo, che oggi in Sicilia come in tutta Italia e nel mondo, rappresenta un’incognita. Non è tempo di scaricabarile né di scontri pregiudiziali. Al governo regionale ribadiamo la nostra piena disponibilità al confronto, purché non sia una sorta di happening con invitati di ogni tipo. Noi rappresentiamo centinaia di migliaia di lavoratori e pretendiamo che sia riconosciuta la dignità e il peso di ognuno di loro”. All’esecutivo nazionale, Cgil, Cisl e Uil siciliane, rimarcano come “questa terra non sia un avamposto dell’impero”. “Senza il Sud e senza la Sicilia – dicono a chiare note Mannino, Cappuccio e Barone – si ferma il Paese. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo in termini economici e sociali con il lockdown, mostrando il suo volto migliore di solidarietà e di accoglienza con le regioni più colpite dal Coronavirus. Si deve utilizzare un principio di equità e di giustizia nella ripartizione delle risorse statali e comunitarie e vanno applicate tutte le misure necessarie e doverose per gestire un’emergenza imponente come quella dei migranti. Non sono né saranno mai ammessi cittadini italiani di serie A e di serie B”.

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REGIONALI, BARONE: “SUBITO CONFRONTO SU RIQUALIFICAZIONE PERSONALE E RIFORMA ASSESSORATI.

Palermo. “Dire che l’80% dei lavoratori si gratta la pancia è falso e inutile. E serve solo a lasciare le cose come stanno. Al di là delle polemiche è evidente a tutti che c’è bisogno di riaprire un ragionamento sulle piante organiche della Regione. Con i pensionamenti degli ultimi anni e con quelli che si annunciano, la valutazione condivisa da tutti è che la macchina regionale è destinata a bloccarsi del tutto. Per questo bisogna agire in maniera veloce”, lo ha detto Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, commentando gli ultimi casi che hanno riguardato il settore della funzione pubblica. “E’ positivo – ha aggiunto Barone – aver previsto assunzioni, però però rischiano di non essere la soluzione. Bisogna evitare, come accaduto in passato, di farle in modo sbagliato. Serve identificare le figure professionali di cui c’è effettivo bisogno, occorre recuperare tra i dipendenti le competenze che già ci sono e che devono essere funzionali per un efficiente funzionamento della macchina burocratica. Centrale è quindi un grande piano di formazione e riqualificazione. Infine, gli eventuali concorsi devono riservare il 50% degli spazi agli interni. Per questo la Uil chiede che sii apra subito un confronto sulle piante organiche”. L’analisi del segretario della Uil prosegue: “Insieme a questo riteniamo importante un confronto sulla possibilità di utilizzare davvero lo smart working. Quello fatto finora era semplicemente home working. Si pensi invece alla riorganizzazione del lavoro incentrata non sulla presenza fisica in ufficio ma sul raggiungimento degli obiettivi. Molte amministrazioni lo hanno fatto, la Regione non mantenga il suo approccio superficiale sul tema”. Secondo Barone “ci sono poi dei problemi di architettura generale. Sia fatto un ragionamento per superare la frammentazione delle competenze fra i vari rami di amministrazione e gli accavallamenti funzionali fra assessorati. Su tutto questo riteniamo che la Regione debba aprire un confronto con i sindacati. Se vogliamo fare sul serio, questo è il modo giusto di agire. Serve a superare la destinazione di risorse a pioggia indirizzandole verso incrementi di produttività e obiettivi non fittizi. Il sindacato non è appassionato all’idea di non cambiare nulla. La Regione invece di fare annunci, apra un confronto e non cerchi alibi”.

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Crias-Ircac, Barone e Gargano: “Più occupazione e più credito anche nell’ambito degli enti regionali”.

“La recente notizia pervenutaci dalle OO.SS. di CRIAS in merito all’esaurimento del plafond di otto milioni di euro in appena mezz’ora, conferma quanto come UILCA Sicilia abbiamo sempre sostenuto: gli Enti Regionali CRIAS – IRCAC e la società partecipata (al 100%) IRFIS FINSICILIA sono determinanti per il rilancio dell’economia siciliana. Abbiamo appreso, peraltro, di un piano di assunzioni in IRFIS FINSICILIA, utile a colmare l’annosa carenza di personale. L’assunzione di quattro figure di quadro direttivo e di dodici lavoratori con competenze specialistiche non può che raccogliere il nostro plauso, per quanto riteniamo che le esigenze di incremento dell’organico siano ben maggiori. Ci chiediamo anche come saranno territorialmente distribuite.

“Lo dichiara Giuseppe Gargano segretario generale Uilca Uil Sicilia (nella foto) che aggiunge :”Anche durante l’emergenza covid-19, in piena pandemia, le lavoratrici ed i lavoratori di IRFIS FINSICILIA hanno confermato competenza, professionalità, senso del dovere, continuando a dare supporto alle imprese anche in smart working. E però, se da un lato apprendiamo con soddisfazione che l’IRFIS FINSICILIA è stata correttamente posta al centro di molte misure messe a punto dal governo regionale per fronteggiare la crisi post Covid-19, che di fatto va a sommarsi alla crisi strutturale della nostra Isola, dall’altro dobbiamo stigmatizzare il deciso spostamento dell’asse politico-istituzionale verso la Sicilia orientale laddove constatiamo, con forte preoccupazione, determinate scelte attinenti la “governance” delle società. Chiediamo, pertanto, al Governo Regionale di programmare interventi e scelte di professionalità mirate ed improntate ad una crescita omogenea in tutta la Sicilia, che potrà portare benefici in termini di sviluppo oltre che di occupazione. La Sicilia ha sete di credito e di lavoro, ed occorre il massimo impegno da parte di tutti gli attori della politica e dell’economia siciliana”.

Claudio Barone, segretario generale Uil Sicilia, dichiara a tal proposito: “Si ritiene che in questa fase la capacità di rendere effettivamente disponibile la liquidità per il sistema delle imprese sia essenziale per la Sicilia che non è stata particolarmente colpita dalla pandemia, ma gravemente danneggiata dalla conseguente crisi. Per questo bisogna puntare alla qualità delle strutture dell’ IRFIS per fronteggiare nel minor tempo possibile le richieste di accesso al credito in un momento così delicato per il tessuto imprenditoriale siciliano”.

L’ufficio stampa Salvatore Li Castri

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Cas, Barone: “Con la trasformazione in ente pubblico via a risparmi, investimenti e buona occupazione”.

Palermo. “La trasformazione in ente pubblico economico toglierebbe finalmente quella camicia di forza al Consorzio autostrade siciliano, carrozzone della politica oggi lontano da una condizione di economicità e funzionalità”. Lo afferma Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, rivolgendosi all’assessore regionale Falcone (nella foto), pronto a portare in aula questo disegno di legge. “Il Cas ha un’autonomia decisionale limitata poiché tutte le delibere sono soggette ad approvazione da parte degli organi regionali. Se fosse svincolato dall’apparato burocratico della pubblica amministrazione – continua il leader della Uil Sicilia – potrebbe adattarsi più facilmente ai cambiamenti del mercato e operare in una logica di investimenti con procedure più snelle e funzionali e con l’obbligo di assicurare la gestione delle risorse pubbliche. Con la trasformazione in ente pubblico, inoltre, sarebbe possibile risparmiare sulle spese destinate alla doppia contabilità, che la natura ibrida dell’ente impone, e scaricare circa 15 milioni annui di imposte a titolo di Iva con la possibilità di reinvestirle in adeguamenti infrastrutturali dando maggiore qualità e sicurezza alla rete autostradale siciliana”. E ancora questa trasformazione “consentirebbe di risolvere il problema del riconoscimento del contratto nazionale di lavoro per gli oltre 300 dipendenti e di sbloccare le procedure per la copertura dei posti vacanti nella dotazione organica, soprattutto le indispensabili figure professionali del settore tecnico e della linea di esazione dando finalmente risposte al problema del precariato”. Attualmente il Cas si occupa della gestione delle autostrade A18 Messina Catania, A20 Messina-Palermo e della Catania – Siracusa – Gela, tratta ancora non soggetta a pedaggio.

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#POVERTÀ #SICILIA I DIECI «NODI CRUCIALI» DA SCIOGLIERE SECONDO L’ALLEANZA

Dieci «nodi cruciali» per una politica dell’inclusione che non lasci indietro nessuno. A cominciare dai minori, che per più del 34%, in Sicilia, vivono in condizioni di povertà. A segnalarli al governo regionale, sollecitando un «piano organico di contrasto» e l’istituzione della cabina di regia contro il disagio sociale prevista dal decreto del presidente del Consiglio dell’11 gennaio 2018, l’Alleanza contro la povertà, il cartello che riunisce una ventina tra associazioni, l’Anci e #CgilCislUil. I dieci punti, si legge nel documento firmato dalla portavoce Rosanna Laplaca, spedito al governatore Musumeci e all’assessore alle Politiche sociali Antonio Scavone, elencano «linee d’intervento e provvedimenti di rilancio» per il post-lockdown. Così, si sottolinea che in Sicilia più di un ragazzo su cinque tra i sei e i 17 anni a casa non ha computer e neppure un tablet. E in questi mesi di emergenza coronavirus, con le scuole chiuse, «questo digital divide sociale è stato causa di disagi ed emarginazione». «È quindi necessario – puntualizzano le associazioni – fornire dispositivi e connessione per consentire, a chi non può, di accedere alla didattica online esercitando il proprio diritto costituzionale all’istruzione». A proposito di internet, l’Alleanza propone l’istituzione di «task force territoriali tra scuole, enti locali, terzo settore, sindacati e organizzazioni locali di Protezione civile» per far sì che tutti gli studenti esclusi di fatto «siano intercettati e ricevano dispositivi e connessione». L’Alleanza parla inoltre di «interventi straordinari e provvedimenti mirati per il dopo Covid», all’insegna di un sistema di welfare ridefinito e snello. Perché l’attuale, spiega, è «sfilacciato e affaticato» e incapace di rispondere alle nuove, inedite sfide. Tra le proposte avanzate, la costituzione di Centri operativi comunali (Coc) che dovrebbero gestire l’emergenza sociale garantendo i livelli essenziali delle prestazioni come stabilito dall’articolo 22 della legge 328/2000. È richiesta anche la rimodulazione delle risorse non spese del fondo nazionale per le politiche sociali 2013-2015, ma «sulla base di criteri condivisi». Ancora, è suggerita l’elaborazione di piani regionali per i cosiddetti servizi alternativi a disabili, minori e anziani, come previsto dalla circolare n.1 del 27 marzo scorso. Al Governo l’Alleanza chiede pure che, in tema di politiche sociali, «si torni a una politica di area vasta ripensando l’attuale configurazione dei distretti socio-sanitari, poco adeguati alle esigenze dei cittadini più fragili». Poi, che il cosiddetto terzo settore non sia trattato come «il fattorino della solidarietà»: perché il mondo delle associazioni e del volontariato semmai, rimarca il cartello, è «un contenitore privilegiato di competenze ed esperienze con il quale il governo deve confrontarsi. Tanto più ora, nella fase della post-emergenza che vedrà molte attività chiudere; in tanti perdere il lavoro. Molte più famiglie scivolare in situazioni borderline». (ug)