Palermo. L’Esecutivo regionale della Uil Sicilia ha deliberato la costituzione dell’area vasta Palermo-Siracusa-Ragusa-Gela. Il segretario generale, Claudio Barone guiderà l’area vasta affidando la gestione al segretario organizzativo, Luisella Lionti.
L’Esecutivo ha anche dibattuto sul protocollo Brunetta e sulla possibilità di modificare l’Accordo Stato-Regione per riaprire le assunzioni e modernizzare la macchina amministrativa per lo smart working. “Mancano le reti informatiche e le attrezzature adeguate. Ma soprattutto bisogna rivedere quindi le procedure, rendere tracciabili le responsabilità, costruire veri criteri di valutazione dei risultati”, ha precisato Barone: “Non si può procedere in maniera episodica e approssimativa, occorre una rivoluzione culturale e un grande piano di informatizzazione. Le risorse, disponibili dalla Next Generation, devono essere indirizzate a implementare le capacità informatiche, delle reti ma soprattutto del personale”. Ciò vale anche per il servizio sanitario. “Sui grandi ospedali – spiega il leader della Uil Sicilia – si è riversato il più grosso carico dell’emergenza epidemiologica, e non solo per gli acuti, con i Pronto soccorso ingolfati e a rischio contagio. Nel territorio le case di riposo per anziani, incontrollate, sono diventate dei veri e propri lager. Occorre trarre le conseguenze da questo dramma e destinare risorse soprattutto in formazione professionale per una valida rete sanitaria nel territorio. Servizi ambulatoriali e di telemedicina, riorganizzazione delle funzioni dei medici di famiglia in case della salute e assistenza domiciliare”.
Per le scuole, per superare la dad, servono interventi di edilizia scolastica per consentire lezioni in presenza in condizioni di sicurezza. Ma rimane comunque la necessità di investire su un grande piano che supporti le competenze informatiche dei nostri giovani, la carta più importante per il mercato del lavoro di domani, anzi di oggi.
L’altro tema è quello della transizione energetica. Il principale settore industriale della Sicilia è il Petrolchimico che rappresenta più del 60% dell’export regionale. Gela si è già riconvertita con una raffineria green ma è un modello non replicabile. “L’Europa prevede di abbandonare il carbone nel 2050. Petrolio e metano anche dopo. Nel frattempo – spiega Barone – non possiamo distruggere un settore industriale, buttare sul lastrico decine di migliaia di lavoratori per rimanere semplici depositi di stoccaggio di carburanti raffinati altrove. Affiancare alla raffinazione altre produzioni collegate, come quella di metanolo a Priolo, e guardare in avanti verso l’era dell’idrogeno. Blu, ma anche green. L’Etna Valley è all’avanguardia nella produzione dei pannelli solari bifocali di 3Sun con il progetto “Giga Factory” da 500 milioni e mille assunzioni. A2A ha presentato il piano per riconvertire la centrale a gas di San Filippo del Mela in produzione di biotecnologie ma attualmente bloccato dall’inerzia del governo regionale. Il Cnr, invece, ha proposto un polo di ricerca sulle tecnologie dell’idrogeno che può mettere in sinergia, guardando al futuro, le principali realtà industriali della nostra isola”.